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Maria Disperati

Ditta “Etruria terrecotte”, San Romano (Montopoli in Val d’Arno) 1965-1993

È nata nel 1936 ed ha lavorato per Milani nella decorazione della terracotta da quando aveva 12 anni a quando ne ebbe 23, quindi dal 1948 al 1960 / 61 circa. La sua firma era MD, come anche in seguito.

In seguito si mise in proprio a produrre terracotta di Montopoli con una ditta chiamata “Etruria terrecotte” che aveva sede a San Romano. Fu attiva dal 1965 al 1993.
Nella ditta lavoravano lei, la sorella ed il marito, oltre al tornitore in modo più saltuario, tale Parentini, e per qualche commessa qualche altra decoratrice fino ad un massimo di 6 persone. A quel tempo l’argilla veniva comperata in parte già depurata a Montelupo e la ceramica veniva cotta con il forno elettrico.
Furono tre o quattro gli ex dipendenti che continuarono per conto proprio dopo la chiusura. Anche ai Gobbi fu aperta la fabbrica dagli ex dipendenti, i Mannozzi.

La sua esperienza è dettata da grande passione per questo lavoro, un grande amore, tanto che lavorava sempre, tornando a casa giusto il tempo per il pranzo. Fu sempre decoratrice ed era sempre molto presa e molto attenta al lavoro che faceva. Tra i suoi soggetti preferiti vi erano le opere di Benozzo Gozzoli, ma anche Michelangelo, visto che aveva una mano particolare per le figure umane ed i ritratti in particolare.

Ha molti ricordi dei Milani e della manifattura, integrati anche dalle notizie in possesso di Silvano Rabai.
La famiglia Taucci era di origini livornesi ed aveva dei possedimenti a Montopoli. Dante Milani ed Albertina Taucci si conobbero a Firenze in occasione di lezioni di equitazione e in quella città si sposarono nel 1914, probabilmente come secondo matrimonio; in seguito vennero ad abitare a Montopoli per via dei beni di proprietà dei Taucci. Il primo marito di Albertina era un Lorenzetti, dal quale ella ebbe una figlia e alcuni figli maschi.
La casa nella quale stavano i Taucci quando Albertina veniva a Montopoli da ragazzina era quella tutta dipinta vicino al Comune; i Taucci avevano in proprietà anche la casa con la torre di San Martino, dove Albertina visse con il Lorenzetti, e quindi la casa di via S. Stefano nella quale andarono poi a risiedere con il Milani dopo le nozze.
Al tempo di Milani l’argilla era cavata in loco e poi portata a maturare e depurare in 6 vasche chiamate “pilloni”, situate a nord degli stabilimenti della manifattura Milani. Milani cuoceva la terracotta con il forno a legna, uno unico con una camera grande.
Guido Milani prima veniva solo d’estate a controllore i lavori della manifattura del fratello, lavorando sui disegni e sugli ornati. Fu poi sfollato a Montopoli, dove ebbe la residenza dal 1953 al 1956; in seguito tornò ad avere residenza ad Arezzo.
Al tempo di Milani i mobili erano dapprima realizzati da montopolesi che sapevano lavorare il legno, tra i quali si ricorda di Gino Susini e Carlino Niccolai. In seguito, ovvero nel Dopoguerra se ne occupava il signori Pighini di Cascina. Invece il ferro battuto fu sempre realizzato da montopolesi, in modo particolare dai Petralli.
La lucidità maggiore o minore del pezzo dipendeva dalla cottura e dal tipo di patinatura successiva. La formula della patina era conosciuta solo dal patinatore, al tempo di Milani, tale Amedeo Bertini. Secondo la Disperati in realtà si trattava di una patinatura complessa, perché si dava prima una patina biancastra, poi una patina scura, che in seguito veniva leggermente carteggiata, incerata e passata quindi con un panno.
Dante Milani muore nel 1968 e poco dopo morì anche la figlia Giuseppina che intorno al 1958-60 sembra aver cominciato a rilevare la ditta che ha condotto per la commercializzazione dei prodotti fino al 1967. Morì poco dopo il padre.

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