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Franco Petralli

Fabbro

È nato nel 1925 e dopo gli anni della scuola di Avviamento non aveva più voglia di continuare gli studi e quindi cominciò a lavorare alla forgia con il padre, facendo anche i lavori pesanti, dove rimase fino al 1970 circa.
In seguito, licenziato il loro unico operaio e morto il padre, anche per motivi di salute, cominciò a lavorare alla Banca di San Miniato, dopo aver vinto un concorso.

Dice che la sua “genìa” a Montopoli praticava l’arte dei fabbri ferrai, occupando la maggior parte delle 6 botteghe del luogo.
Suo nonno era Quintilio. Loro per Milani facevano soprattutto alari, spalliere per cassapanche, qualche volta lampadari. Lui ha lavorato molto con tutta la famiglia, sia aggiustando attrezzature agricole, che creando questi oggetti in ferro battuto, fino alla chiusura della ditta Milani. Avevano un’officina attrezzata “come quella della Piaggio” dove si trovava anche un maglio.

Negli ultimi periodi la manifattura Milani non riusciva a vendere molto e quindi non era in grado di saldargli le fatture, che gli vennero pagate con le ceramiche di una delle ultime “fornaciate” realizzate.
Ora non gli sono rimasti molti oggetti, non tanto lampadari, quanto gli alari, gli stessi che stavano ad ornare il camino della Torre Giulia; gli sono rimaste anche le fotografie delle cassapanche che realizzava insieme a Gino Susini, un falegname bravissimo, conosciuto in tutta Italia, oltre che di qualche testata di letto.

Ha realizzato anche tutte le appliques di ferro battuto che ora si vedono nella pieve di Montopoli, su disegno del professor Gaioni, che gli chiese di produrle tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta.
È autore anche della croce che si vede sul muro di cinta nella piazzetta, davanti alla pieve stessa; fu posizionata lì su richiesta del pievano in sostituzione di un'anfora in terracotta che vi si vedeva in precedenza.

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